Mese di Maggio con METEO PAZZO . Pare che LA PIOGGIA E IL MALTEMPO non abbiano NESSUNA INTENZIONE DI ABBANDONARCI . Gli ultimi 40 anni di “sviluppo economico” hanno creato un ECOAMBIENTE INFAME. Oltre agli eventi catastrofici che vengono predetti, i cambiamenti climatici hanno un effetto molto più tangibile : ritornano i raffreddori e l’influenza, l’aumento delle ALLERGIE e lo sfasamento stagionale delle temperature. L’inquinamento, porta la diffusione delle RINITI E l’ASMA. Ora esplodono anche le malattie tropicali trasmesse da insetti che in passato, oltre a viaggiare di meno, non sarebbero mai sopravvissuti ai nostri inverni europei. Ma quando arriva stò benedetto caldo? Dicono che dovrebbe accadere entro fine mese , intorno al 23-24 MAGGIO …
Sballa tutto. Le nostre aspettative ed i nostri ritmi di vita. La politica come l’economia. L’opzione di un nostro possibile buon umore . Se ti svegli la mattina, con l’orologio biologico che dice “primavera/estate”, ed invece vedi le strade allagate e dodici gradi ti perseguitano. Un freddo boja. Devi indossare un giaccone pesante. Ti poni la domanda : il piumone a letto lo devi rimettere o no ?
Il calendario segna maggio, ma i termometri suggeriscono novembre. Siamo nella terza settimana di primavera, ma fa freddo e nevica come solitamente accade in pieno inverno. Non succedeva da ben 62 anni. Cioè dal 5 maggio 1957 quando l’intera Penisola venne investita da una massa di aria artica che portò nevicate fino a quote basse al centro nord, e fino a quote di bassa montagna al sud.
In Lombardia grandina, a Forlì sulla riviera di Romagna esondano i fiumi: in molti, con il prolungato e insolito maltempo di questa primavera, si aspettano ora un’estate bollente e qualcuno già si sbilancia nel prevedere una «bomba di calore» africana a fine mese, con picchi di oltre 40 gradi nel Mezzogiorno.
Intanto, Il sito dell’Aeronautica militare, il più attendibile, correttamente ormai non si sbilancia più in previsioni che vadano oltre i 3 giorni. Si coltiva la speranza di una prossima esplosione del beltempo, si ipotizza a partire dal 23-24 maggio. Ma di stò passo chi lo può dire ? I cambiamenti climatici ci hanno abituato negli anni a sorprese dell’ultimora, quelle che hanno trasformato il meteo e, di conseguenza, la nostra vita quotidiana in una “altalena”, da montagne russe.
“L’altalena climatica” dello shock caldo/freddo ci cambia la vita
Insomma, alla fin fine, non è il freddo che fa paura : ma è l’altalena quotidiana, o peggio pluriquotidiana, che ci stressa. Ci sentiamo sottoposti (senza aver firmato un nostro consenso informato) come all’interno di un trattamento da clinica psichiatrica di inizio ‘900. Appunto l’altalena shock caldo/freddo. Anche nel giro di poche ore, pure con differenze di gradi dai 6 ai 14. Tutto questo incide sull’umore e sul comportamento della gente. Crea tristezza. Comunica instabilità. Sottolinea il senso di precarietà che il sistema liberista vuole imporci. Nel lavoro, come negli affetti o nelle relazioni sociali, in TV come sul Web.
Gli esperti in meteo ci spiegano “tecnicamente” stò freddo, come di un « anomala ondata di gelo che è arrivata sul nostro Paese dal circolo polare artico». Un fenomeno molto raro in questa stagione: l’inversione della circolazione del cosiddetto «vortice polare». L’area di bassa pressione che si trova sull’Artico. In condizioni normali, le correnti si muovono da ovest a est. Questo andamento consente normalmente all’aria che proviene dall’Atlantico di mitigare il clima in tutta l’Europa. Ma se la circolazione si inverte, come sta avvenendo adesso, l’aria mite viene bloccata e le correnti artiche hanno via libera da sole. Così, crollano le temperature e ci ritroviamo in pieno Inverno.
Il mio amico scienziato dell’olio di Menfi (che è stato un fiore all’occhiello del CNR a livello europeo), che da sempre con gli ulivi è come ci parlasse, mi chiama sconsolato . “Gli ulivi soffrono – mi dice- Vivono di un clima secco a maggio, per la loro imprescindibile ed atavica o impollinazione. Ed invece, si ritrovano collocati in un maggio umido, che rischia, non solo, di sballarli ma anche di corroderli profondamente. Piove troppo, fuori tempo, e fa troppo freddo. Non so dirti quanto tutto ciò potrà incidere sulla loro vita futura. Che cazzo di altalena criminale ! ”
E’ inutile girarci attorno. La causa di tutto ciò sono i cosiddetti “cambiamenti climatici”, che si avviano ad collocarsi fuori da ogni possibile previsione o controllo. “L’altalena climatica” che viviamo, è anche figlia di un innaturale rimescolamento geoeconomico di ciò che coltiviamo, alleviamo, addizionato all’inquinamento progressivo dell’ecosistema ambientale (l’insieme aria-terra-acqua) e al fenomeno del surriscaldamento del pianeta. Il fenomeno più pericoloso di tutti. Perché ?
Non ci sono più le mezze stagioni !
Se è vero (come è vero) che non ci sono più le mezze stagioni, allora bisogna fare davvero i conti con le conseguenze. Una riguarda le piante e il loro periodo di fioritura, che anticipa l’ arrivo della primavera. Da questo dipendente il fatto che i pollini si concentrano nell’aria per un arco di tempo ben più ampio. Per cui è quasi scontato che le allergie aumentino in modo esponenziale di numero e di tipologie di effetti, così diventando significative ed invasive nella loro maggiore incidenza nella nostra vita quotidiana.
Uno studio scientifico multidisciplinare e condotto in parallelo in più paesi d’Europa , durato 27 anni e concluso di recente, ci ha consentito di verificare che alcune categorie di piante paritarie hanno esteso di 90 giorni il loro periodo di pollinazione. Lo stravolgimento delle stagioni e il grande caos ambientale finiscono per avere conseguenze anche più pesanti per chi vive nei grandi agglomerati urbani diventati comunque roventi.
L’ altro problema, che è fratellastro del surriscaldamento del pianeta, è l’ inquinamento. Il legame con una serie di malattie tumorali è già noto, ma la diffusione di particelle nell’aria è anche una delle cause dell’ aumento vertiginoso delle allergie. La ragione la spiega il professor Canonica: «La diffusione nell’aria delle particelle esauste del diesel aumenta il rischio di allergie. Queste particelle si legano con i pollini e li aiutano nella loro azione dannosa sul nostro organismo. Di conseguenza, rispetto alle nostre precedenti esperienze scientifiche note, può bastare una quantità di 20 volte inferiore per scatenare una grave reazione sul nostro organismo».
Molti pericoli sono legati inoltre allo sviluppo di diverse specie vegetali, che dalle nostre parti sono arrivate per caso e che si sono subito adattate. La più temuta è una pianta che ha origine americana: si chiama «ambrosia», assomiglia a una margherita e i suoi pollini hanno già dimostrato d’essere particolarmente aggressivi e capaci di provocare gravi patologie.
Un’ altra pianta che gli allergologi stanno studiando è la betulla: arriva dalla Scandinavia e in Italia si è diffusa di recente. Anche i suoi pollini sono molto allergenici. Le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla salute umana non riguardano soltanto le allergie. L’ allarme suona soprattutto per le malattie cardiovascolari: «Sono principalmente legate ai picchi di calore, a quello che noi definiamo stress da alte temperature», sottolinea Alessandro Pezzoli, bioclimatologo dell’ Università di Torino, che fa parte di un’ equipe di ricercatori che studia l’ impatto del clima sugli esseri viventi.
«I rischi maggiori sono nelle zone urbane, dove si crea la cosiddetta isola di calore e dove bisogna pianificare lo sviluppo urbanistico proprio per ridurre l’ impatto». L’ altro rischio è legato alle malattie tropicali trasportate da insetti che prima non avrebbero resistito alla rigidità del nostro inverno: «Ora si sono adattate – aggiunge Alessandro Pezzoli – e la diffusione di malattie come la Febbre del Nilo lo dimostra».
L’imbecillità autodistruttiva del consumismo liberista
E veniamo alla prova principe della nostra “imbecillità collettiva”, di chiara marca liberista : l’ultima riuscita (difficile) missione esplorativa con uno speciale batiscafo , a meno a circa 10 994 metri sotto il mare, “l’abisso Challenger” nella “Fossa delle Marianne”. La più profonda depressione oceanica conosciuta al mondo. Che segna una fossa sottomarina a forma di un leggero arco lungo circa 2 500 km. Localizzata nell’Oceano Pacifico ad est delle isole Marianne, tra Giappone, Filippine e Nuova Guinea. Un mondo a sé. impenetrabile dalla luce e dall’uomo normale. Un paesaggio da fantascienza, modellato e popolato diversamente da gli altri fondali dei mari di tutto mondo.
Ma quale è la prova principe ritrovata proprio una settimana fa nella “fossa delle Marianne”? Un grumo di sacchetti di plastica. Con in evidenza uno tipico shopper verdastro da boutique di quartordine. Cioè, puro veleno chimico prodotto da scarto di idrocarburi. Deteriorabile in un arco di tempo dai dieci ai 50 anni. Con la certa probabilità di trasformarsi in “cellule di microplastiche”. L’inquinamento dei mari da sacchetti di plastica è un fenomeno noto, che sta avvelenando i pesci di tutto il mondo. E quindi veleno puro, anche per l’organismo di tutti coloro che mangiano pesce. Cioè noi.
Insomma, questo “Maggio pazzo”, le vicissitudini dei bambini di Taranto legate all’ILVA, il sacchetto verde di boutique nella “fossa delle Marianne”, l’onnipresenza quotidiana dell’aria colma di benzene e diesel nelle nostre città, l’aumento vertiginoso del numero di persone che all’improvviso si ammalano sempre più frequentemente di tumore, il propagarsi senza limiti delle allergie : tutto ciò non ci basta ancora per capire ? Il “liberismo”, e le sue ciniche autodistruttive regole economiche, è la morte della Civiltà umana. Come è possibile che non lo si capisca !? Scusate, il tono che può sembrare enfatico, ma è sconfortante.