I giovani ed il loro “stato esistenziale”. Parla lo psicanalista Massimo Ammaniti: Oggi vince la logica del branco, escludere l’altro per sentirsi incluso. I genitori hanno moltiplicato la loro capacità di far danno ai figli? Non sanno come accompagnare la loro crescita e li considerano dei “quasi problemi”. “Senza l’esercizio responsabile di una leadership genitoriale, neanche una vera ribellione dei ragazzi è possibile. Che è invece la cosa più sana che possa succedere agli adolescenti per far crescere una loro personalità “
Violenze, social e una società senza genitori: è questo il quadro delineato dallo psicoanalista Massimo Ammaniti. Le cronache ci consegnano sempre più spesso storie di violenza familiare. Lo psicoanalista commenta così questi fenomeni: Vicende di maltrattamenti e abusi nei confronti dei figli piccoli da parte di genitori in condizioni di grave marginalità sociale, con storie di droga e alcol, padri e madri irascibili e violenti o acquiescenti e complici, che hanno preso a botte i figli fino a farli morire. E perché? Perché piangevano, si lamentavano, davano fastidio, impedivano il sonno o l’intimità dei genitori […] Alla prima prova con il duro mestiere di genitore, queste persone non hanno retto.
Ammaniti espone poi la sua teoria riguardo la visione che oggi la collettività ha della famiglia e sottolinea come siano sempre di più i figli unici.
I figli sono considerati problemi, impegni, condizionamenti, in conflitto con la realizzazione dei propri desideri […] È scomparso un mondo, quello dei fratelli e delle sorelle. Un mondo che consentiva ai ragazzi di non essere adultizzati fin dalla nascita, di avere un’infanzia. Se non partiamo da questo epocale cambiamento non comprendiamo niente. Una società che non fa figli si spegne.
Altro male sottolineato dallo psicoanalista è la tendenza dei genitori a delegare ai dispositivi elettronici il compito di intrattenere i propri bambini.
Un bambino che cresce solo senza fratelli con gli adulti è spesso vittima di una iperstimolazione… Il tablet già nel passeggino, il video per i viaggi in treno, YouTube a colazione, come se avessimo assunto una balia elettronica per essere un po’ lasciati in pace. Ci sono ricerche che dicono che già a otto mesi un bimbo cui vengano offerti un pupazzo e uno schermo rivolge la sua attenzione allo schermo. Così si mettono le basi per agevolare l’incubazione di varie forme patologiche e di dipendenza.
Lo psicoanalista evidenzia poi come l’essere umano sia naturalmente predisposto all’accudimento.
Dal punto di vista statistico, in Italia vengono definite famiglie anche i nuclei composti da una sola persona, cioè i single. E non voglio certo discutere qui dello stile di vita che ciascuno si sceglie. Ma è un fatto indiscutibile che noi umani siamo dotati di un apposito sistema di care-giving predisposto dall’evoluzione nella corteccia orbito-frontale, e che serve a prendersi cura dei piccoli della specie. È una esigenza, diciamo così, biologica. Dal punto di vista sociale, poi, dobbiamo sapere che in una famiglia con figli è più agevole l’acquisizione di quella caratteristica cruciale dell’essere umano, il suo vero successo evolutivo, che chiamiamo “mentalizzazione”, e cioè la capacità di vedere il punto di vista degli altri.
Un altro problema sociale è costituito dalla violenza di branco.
Succede quello che è successo a Manduria, o a quel gruppo di giovani della periferia romana che hanno preso a sassate un rider di colore che si pagava l’università consegnando la pizza. Succede che alla logica della società, che è inclusiva, si sostituisce quella del gruppo, o peggio del branco, che è esclusiva.
Sempre più spesso anche il social network è un branco. In quella logica si è inclusi se si esclude il fragile, il goffo, il timido, il malato, il disabile, il nero, chiunque sia in una condizione di vulnerabilità […] Escludere l’altro per sentirsi incluso. Questo è il contrario della socializzazione, è la tribù […] “Arancia meccanica” di Kubrick è stato profetico nello svelare il sottile piacere della sopraffazione, della intimidazione e della violenza che dorme in ciascuno di noi.
Ammaniti parla inoltre della mancanza di autorità genitoriale, che è ormai fenomeno dilagante.
Ci capita addirittura di entrare in competizione coi figli, quasi invidiandone la gioventù. Si formano così famiglie liquide, un magma dove le generazioni non si distinguono più, e nelle quali inevitabilmente l’autorità deperisce e svanisce, perché nessuno se la sente più di incarnarla […] I genitori devono esercitare autorità, se sono adulti e non adultescenti. Un genitore buono è un genitore finito, che ha rinunciato al suo compito di educatore […] Altrimenti, senza una leadership, neanche la ribellione è possibile, e invece è la cosa più sana che possa succedere a quella età.