L’importanza della memoria selettiva. Mentre procede la proliferazione delle “giornate della memoria” per sterilizzare la comprensione dei disastri passati nell’ultimo secolo, si apparecchiano purtroppo nuovi disastri futuri. Per questo si pubblicizzano, e persino si votano al Parlamento UE, versioni ufficiali e di comodo sulla Storia dell’Europa. Esempio di voluta cecità o ormai di colposo astigmatismo ?
Qualche giorno fa il Parlamento Europeo, forse per dare un senso al proprio ruolo marginale nei processi decisionali dell’UE, ha approvato una Risoluzione “sull’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa”.
Il titolo corretto della risoluzione sarebbe dovuto essere tuttavia: “Risoluzione sull’importanza della memoria SELETTIVA per il futuro dell’UNIONE EUROPEA”.
Ciò che colpisce in questo ennesimo proclama è come si ritenga di far passare per ‘verità storica’ una versioncina di comodo delle origini della Seconda Guerra Mondiale e per ‘verità morale’ una spartizione dei ruoli tra buoni e cattivi che non solo ha poco a che spartire col giudizio storico, ma è palesemente un’operazione strumentale alle contingenze politiche correnti.
La sostanza di questo proclama è quello di presentare il patto Ribbentrop-Molotov come ‘causa prossima’ della Seconda Guerra Mondiale e di presentare i ‘totalitarismi’ nazifascista e comunista come ‘cause profonde’ della stessa. La catena delle cause si arresta lì, con l’imputazione di colpevolezza che interessa propagandare.
Il quadro è quello canonico di tutta la pubblicistica liberale dell’ultimo mezzo secolo, in cui ad un certo punto in un mondo sereno, progressista e democratico, orientato ad un graduale asintotico progresso verso la felicità sarebbero comparsi momenti di follia collettiva, governati da ideologie maligne e da qualche ‘genio del male’. Questa spazzatura la chiamano ‘memoria storica’.
Sul piano operativo questo disdicevole incidente storico va duramente stigmatizzato, e lo si fa mostrandosi rigorosamente intolleranti verso chiunque non si unisca al coro di dissenso verso gli ‘errori’ del passato.
Da questo quadretto in bianco e nero viene rimosso, naturalmente, tutto quello che potrebbe non risultare immediatamente spendibile per la corrente attività propagandistica. Quella cosa che consente di scambiarsi medaglie reciproche tra i partiti di maggioranza relativa nel Parlamento Europeo.
Ogni tentativo di comprendere il mostruoso fallimento storico dell’Europa fin de siècle e lo scacco della ‘prima globalizzazione’ (a propulsione imperialistica), che sta alle origini della Prima Guerra Mondiale e delle soluzioni ‘totalitarie’ degli anni ’20 e ’30 è naturalmente escluso dal radar.
Ogni tentativo di considerare i rapporti reali di potere, e il loro esercizio privo di scrupoli da parte delle potenze ‘libere’ (vedi colonialismo) viene espunto dal quadro. Le complicità incrociate tra i governi dei paesi che poi si ritroveranno su fronti opposti vengono esposte solo nel caso URSS-Germania, mentre la diplomazia precedente o collaterale (soprattutto inglese) resta taciuta.
La Storia viene sintetizzata in una paginetta di trivialità benpensanti, mentre simultaneamente si rimuovono dal paesaggio tutte quelle componenti che permetterebbero di vedere come oggi si stiano commettendo in gran parte errori simili a quelli di fine ‘800.
Anzitutto, la pretesa di far correre di nuovo il mondo verso una competizione economica illimitata. Che ciclicamente è destinata a sfociare in soluzioni armate.
Le diseguaglianze tra stati, e negli stati, corrono di nuovo ad alimentare la rabbia di masse esautorate ed escluse. E a parte ciò, si affacciano, a partire dalle stesse cause, forze e pericoli nuovi e forse peggiori (demografici, ambientali).
Ma il Parlamento Europeo che formalmente può arrogarsi il diritto di parlare a nome dell’Europa, prova ad impartirci una lezioncina di quella storia dimostrando nel farlo, però, che non l’hanno mai né studiato, né capito. E nel frattempo si dà spazio al proliferare delle “giornate della memoria” per sterilizzare la comprensione dei disastri passati ma, purtroppo, apparecchiando nuovi disastri futuri.