L’Italia di oggi, priva di intellettuali,politici ed imprenditori,sottoposta al regime liberista degli oligopoli finanziari internazionali e delle multinazionali irresponsabili,rischia una letale deriva.

In Italia viviamo nello stesso clima di “società autoritaria”, incolta ed in via di decomposizione sociale, come quella Parigina del fine ‘800 ? Questa domanda mi ha invaso il cervello dopo che ho visto nei giorni scorsi il film “L’ufficiale e la Spia”. Una pregevole pellicola francese sul caso di Alfred Dreyfusse, un ufficiale di religione ebraica accusato ingiustamente nel 1895 di avere fatto la spia al soldo della Germania imperiale. Il caso si verificò in un terribile clima reazionario ed antisemita. Solo uno dei capi del servizio segreto francese di allora si rese conto della efferata (e pur inconcludente) “macchinazione” avvenuta. Frutto di una gratuita autodifesa del “sistema” di potere, a fronte di un lievitare inusitato del tasso di corruzione e della diffusa  perdita del “senso dello Stato”. “Come oggi in Italia”, mi ha sibilato al telefono, con tono asciutto, il mio amico romano Antonio, già ultraquarantennale leale servitore dello Stato . Il fatto è che viviamo in una piena Era liberista. Dove tutto (uomini, cose, principi, rapporti, ruoli e funzioni, storie personali), ha ormai sia il suo cartellino di prezzo che quello di scadenza. E chi non si adagia su questa deriva viene considerato un coglione.

Peggio. In Italia, terra di Santi ed eroi ma anche di intellettuali di livello ( Sciascia, Calvino, Pasolini, Eco, Giugni, Gallino, Ruffolo, etc) che tutta l’Europa ci ha sempre invidiato, oggi sono scomparse due genie insostituibili : la borghesia produttiva ed il suo pensiero, nonché gli intellettuali capaci di svolgere il ruolo affidabile da “coscienza civile”. Pensare, programmare il futuro, studiare e confrontarsi dialetticamente, sono considerate funzioni desuete. Dal punto di vista della dominante Finanza liberista a trazione angloamericana/saudita (e delle loro odierne attività costanti di saccheggio delle risorse del nostro Belpaese) la condizione è perfetta.

Mi dicono chi frequenta Davos, Ginevra e Londra ( ma anche dalle parti di Parigi e Francoforte), che ogni volta che nei tavoli riservati si parla di accadimenti italici , si scompisciano dal ridere. Non si riescono  a spiegare neanche loro, come gli italiani non abbiano più alcun rispetto della dignità di loro stessi e del futuro dei loro figli.

Ancora ci si ricorda di statiti italiani del livello di Aldo Moro, Emilio Colombo, Giulio Andreotti, Bettino Craxi che, talvolta, a francesi e tedeschi li prendevano, garbatamente, a calci. Nonché specializzati nell’imbrogliare americani ed inglesi ( cosa difficilissima da fare). Gente che sapeva persino ispirare paura e rispetto. Oggi, invece, la classe dirigente italiana (politici ed imprenditori) fa ridere. Ossessionati, con zelo diuturno, solo a tessere rapporti di subordinazione assoluta e di lecchinaggio pure con figure minori degli apparati statali angloamericani o francesi. Troppo spesso in cerca di un obolo personale di qualche decina di migliaia di dollari. Sino alla constatazione che addirittura interi pezzi di apparati sensibili dello Stato italiano vivono per “compiacere” mensilmente Potenze straniere prestigiosissime come il Qatar, il Kazachistan,  modesti ma ricci uomini d’affari dell’India, etc.

Del resto un popolo che ha votato ventre a terra ( in anni di seguito) Berlusconi, Monti, Renzi, Conte, Salvini, Di Maio, scambiandoli per statisti governanti , ma anche travet simpaticoni come Zingaretti, Calenda ed Alfano,  e che riesce ad eccitarsi per la statura politica di una Boschi, è  sintomatico che sia ormai un Paese “inconsapevole”. Fuori controllo. Per non parlare dei due più popolari intellettuali da TV : Sgarbi e Saviano. Che , con rispetto parlando, hanno traiettoie ed interessi personali lontani dalla testimonianza civile attiva di Emilè Zolà.

La politica non ragiona , ma “predica”. Non propone ,polemizza. Non comunica, ma sgomita miseramente sui social. Non rappresenta più realtà civili ed economiche,  ma una lunga e tortuosa sequela di mini-lobbies (orizzontali). Non interessate, quasi mai, “ad ottenere qualcosa di meglio”, ma solo a portare a casa qualche piccola (e o miserabile) sinecura o poche carte da cento euro, comunque sempre a danno concreto di un inconsapevole terzo.

Per tornare al film ed alla Parigi di fine 800, dov’è oggi in Italia una coscienza civile come quella di Emilè Zolà ? O un funzionario dello Stato come il colonnello Picquart ? Ci sono stati, ma non ci sono più.

Del resto questa “pandemia”, che ha distrutto la politica , la cultura e la coscienza civile delle grandi masse, ha già terremotato anche la Spagna e l’Inghilterra, e sta investendo in queste ore anche la Francia e la Germania. Per non parlare del fenomeno rappresentato dall’allucinante antinomia tra l’affarista ( a tutti i costi) Trump e la guerrafondaia Clinton. Specie, nel contesto di un clima interno agli USA, che verificato in qualsiasi altra parte del mondo sarebbe giudicato immediatamente prodromico e foriero di una  prossima sanguinosa guerra civile. Condotta dai tutti contro tutti.

La verità, alquanto banale, è che il sistema di dominazione internazionale della Finanza liberista adottato  (supinamente da quasi tutto il mondo) subito dopo la caduta del muro di Berlino, non regge più. E non per colpa di Tizio o Caio. O chissà per qualche oscuro fenomeno o mancata riforma. Ma perché il liberismo in radice non può reggere. Cioè la teoria che la ricchezza può essere creata soprattutto finanziariamente, senza manifatturiero né investimenti,in un contesto di società altamente competitive , prive di istituti di solidarietà e mutuo soccorso con molti pochi diritti e tanti doveri. Dove (fonte l’autorevole rivista Fortune) 95 multimiliardari possiedono il PIL di tre miliardi e mezzo di cittadini. Eppure, l’Occidente (Europa + Nord e Sud America) aveva intravisto (dopo la seconda guerra mondiale) e vissuto ampi spiragli di possibile benessere e di praticabile democrazia. La cultura e l’Istruzione erano diventate accessibili a moltissimi. Ed in ogni continente.

Invece oggi siamo tornati indietro purtroppo di più di cinquant’anni. Viviamo in un sistema autoritario dove elezioni e politica poco contano. Ed il controllo sociale è tenuto duramente con l’ossessivo manganellare dell’uso spregiudicato delle TV, del Web e degli smartphone (che ti seguono e ti spiano H24). Così, “il potere” è passato dalle istituzioni statali ed elettive (sino al 1990), a “tutto il potere incondizionato alle multinazionali”. Che oltre agli affari d’oro per gli oligopoli, si è distinto nel produrre ( e a dismisura) dolore esistenziale, frustrazioni crescenti ed egoismi montanti. Un troppo generalizzato inquinamento ambientale. Un grande senso di solitudine. Nelle menti della gente viene instillata quotidianamente pura confusione, che produce standard di vita collettiva ispirati a varie forme di caos incivile. Sono state seminate troppe ingiustizie e diseguaglianze.

La metafora che mi viene in mente è quella di una persona fuori di testa che passa il tempo ostinandosi a giocherellare, in maniera funambolica, ogni giorno, con una bottiglietta di nitroglicerina . Che, prima o poi, inevitabilmente, deflagra. Esplode. Boom !

Ed allora c’è da chiedersi : che si dovrà fare ? Come potrà sopravvivere la civiltà umana senza un Dio, né la politica , né la Democrazia, senza regole, né diritti. Senza doveri civici , né senso di responsabilità ? Senza saper più né leggere, né scrivere ? Né elaborare un pensiero al di fuori del “dettato consumer & Web” ? Affidandosi solo alla teologia adorante ed esclusiva del culto del dollaro e del superfluo?

Tutta una serie di domande, con “i piedi per terra”. Che meriterebbero si dedicasse più tempo all’organizzazione di qualche valida riflessione ed alla ricerca di  un qualche straccio di risposta.

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