I Badoglio milanesi sono molto peggio del campano “De Luca -sceriffo”

Il mio orgoglio nordista sta subendo duri colpi. Non abbiamo mai creduto alla narrazione trionfalistica della Milano-place-to-be, unica metropoli europea in una Italia disfatta: conosciamo i campioni della città, da Roberto Formigoni a Silvio Berlusconi, da Matteo Salvini a Giuseppe Sala. Ma certo non abbiamo mai negato che a Milano si vive bene, che i trasporti funzionano, che la sanità è un’eccellenza, che gli aperitivi sono buoni. Poi è arrivata la pandemia e ci viene voglia di fare la ola a Vincenzo De Luca, il governatore-sceriffo di Salerno e della Campania intera, altro che o mia bela Madunina. Qui a Milano gli ultimi aperitivi sono stati quelli di Sala con Cattelan e Zingaretti, instagrammati #milanononsiferma, hashtag subito contraddetto da #iorestoacasa.

Quanto alla sanità d’eccellenza, stiamo assistendo alla più colossale disfatta italiana dopo Caporetto, al più bruciante disastro dopo il terremoto di Messina. Diecimila morti in Lombardia; il cluster infettivo di Alzano Lombardo lasciato aperto; gli ospedali trasformati in luoghi per infettare i pazienti, i parenti, i medici e il personale sanitario; le case di riposo diventate luoghi per morire come mosche; i positivi al virus trasferiti dagli ospedali sovraccarichi alle residenze per anziani (come mandare i vampiri a rieducarsi nelle sedi dell’Avis); il personale sanitario abbandonato senza protezioni; i piani antipandemici inesistenti; il tracciamento dei contagi neppure tentato; i medici di famiglia lasciati senza strumenti e senza indicazioni; le mascherine (rese obbligatorie) promesse ma non consegnate; i ventilatori polmonari mancanti; i tamponi più rari del fluido magico di Harry Potter. Tutto questo in un sistema in cui alla sanità pubblica sono stati sottratti negli anni milioni di euro, con un dimezzamento dei posti letto.

Coronavirus, la sanità italiana definanzata da dieci anni. Tagliati 43mila dipendenti e i posti letto sotto la media Ue.

I Badoglio della situazione – Attilio Fontana e Giulio Gallera – invece di chiedere scusa e tentare di raddrizzare la barra, stanno in diretta tv a pavoneggiarsi per un ospedale in Fiera che ha promesso 600 posti e ha accolto finora tre (3) pazienti. Invece d’intervenire per tempo a monte, Fontana e i suoi prodi hanno sbandierato come risolutivo un prodigioso intervento a valle, con il progetto (comunque non realizzato) di fermare la palla di neve quando è ormai diventata valanga. E Gallera accarezza perfino il sogno di candidarsi sindaco di Milano, al prossimo giro, per fare concorrenza agli aperitivi sui Navigli di Sala.

E allora viva De Luca. Invece di dedicarsi alle fritture di pesce, questa volta ha fatto quello che Fontana e Gallera e Sala non hanno saputo fare. Certo, è pittoresco. Ma ha fatto restare a casa i cittadini che amministra, invece di postare foto di aperitivi al Gambrinus o di passeggiate al Crescent. Ha fatto chiudere in zona rossa, con tre successive ordinanze, Ariano Irpino, quattro Comuni del Vallo di Diano e Lauro (mentre Fontana stava per giorni a rimpallarsi con il governo la responsabilità di scontentare Confindustria di Bergamo per chiudere il cluster infettivo più devastante d’Italia, quello di Alzano Lombardo).

Certo, i numeri dell’attacco virale in Lombardia sono imparagonabili a quelli della Campania. Ma resta il fatto che, questa volta, il Pittoresco ha fatto le cose giuste, l’Eccellente non ne ha imbroccata una. E mentre molti ospedali lombardi diventavano focolai d’infezione, il Cotugno di Napoli – ci ha raccontato Sky News Uk – si è organizzato in modo da non infettare neppure uno dei suoi medici, con l’utilizzo di tute e maschere da fantascienza, e ha cominciato a sperimentare contro il Covid-19 (pare con successo) l’uso di un farmaco contro l’artrite. Questa volta, Campania batte Lombardia 2 a 0.

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