Non è più accettabile quell’inversione di ruoli tra l’esercizio delle responsabilità del potere pubblico e le azioni di sparuti campioni di privati, sempre più praticata a danno dei diritti costituzionali dei cittadini, specie nel Sud Italia. Come è’ intollerabile “i due pesi e le due misure” applicate alle migliaia di ricchi milanesi “scappati” a Cortina D’Ampezzo contro la ruvidezza ostentata dai corpi dello Stato nei confronti di una ventina di lumpen-proletari palermitani e del loro barbecau sui tetti , anch’essi per Pasquetta.
Nel dispiegarsi della tragica vicenda del Coronavirus, un curioso elemento emerge con sempre maggiore evidenza: l’incredibile tentativo di inversione di ruoli tra autorità politico-amministrative e cittadini.
Mentre le prime dovrebbero essere chiamate a rispondere del proprio operato in una crisi oggettivamente di dimensioni devastanti (nelle quale tutti dovremo forse praticare un po’ di comprensione l’uno con l’altro), e chiarire magari alcuni gravi errori commessi, è invece pienamente in atto un tentativo, a vari livelli, non privo di una robusta dose di slealtà, di addebitare agli italiani ogni colpa, ogni nefandezza, ogni presunta (e peraltro assai spesso inesistente) responsabilità.
Nel pieno della tragedia della Lombardia, che allo stato purtroppo tragedia rimane, l’assessore regionale Gallera, che pure è certamente chiamato a svolgere un compito non semplice la cui complessità va comunque pienamente compresa, ancora ieri sosteneva che “c’è troppa gente in giro”, con ciò rappresentando un clima che alimenta tensione e incomprensioni tra le persone.
Al contempo, in questo clima, nascono e si diffondono in rete cose assurde, veri e propri clamorosi falsi, su italiani che sarebbero in coda a Pasqua e Pasquetta, avvitando i cittadini in una pericolosa spirale d’odio degli uni contro gli altri. Salvo poi scoprire che le persone erano in coda a causa dei doverosi controlli delle forze dell’ordine (che tutti ringraziamo), e che la stragrande parte di loro è risultata pienamente in regola.
Ma a questo punto una domanda risulta sempre più cogente: davvero lo spaventoso disastro che stiamo vivendo è colpa di dieci runners solitari impenitenti che superano la fatale distanza dei duecento metri o magari anche dei gruppetti di palermitani che – in questo caso assolutamente sbagliando – si fanno una grigliata sui terrazzi condominiali e vengono descritti come responsabili di ogni maleficio? Sono però davvero loro gli untori? O untore è chi a vari livelli ha lasciato per un un mese medici e infermieri degli ospedali, oltre ai medici di base, senza tute e mascherine di fatto contribuendo ad alimentare una spaventosa diffusione del virus?
Fino a quando questo tentativo di inversione logica di responsabilità sarà sostenibile? Fino a quando si tenterà di scaricare sulle cittadine e sui cittadini responsabilità che in grandissima parte non hanno?