La sera del giovedì 3 dicembre a Tel Aviv , è stato assassinato , il colonnello Fahmi Hinavi , comandante responsabile delle “operazioni coperte del Mossad all’estero”. l’Ufficiale è stato colpito in una strada del centro di Tel Aviv, si presume da killers in moto. La foto della sua auto fa ben vedere che il mezzo è stato crivellato da 15 colpi di mitraglietta. Appare evidente la possibile matrice ritorsiva dopo l’uccisione a Teheran dello scienziato responsabile del programma nucleare iraniano, commessa da un commando di 12 sicari, con tutta probabilità organizzati appunto dal Mossad.
La sera di giovedì 3 dicembre, in una via di transito a sud-est di Tel Aviv, a bordo della sua auto, è stato assassinato il colonnello Fahmi Hinavi di 45 anni. Comandante responsabile delle “operazioni coperte all’estero” del Mossad e braccio destro del Capo del Mossad Yossi Cohen. L’agguato è scattato durante l’attesa ad un semaforo rosso, lungo la via per tornare a casa dopo il lavoro. Hinavi, come testimonia la sua auto crivellata, è stato ucciso con 15 proiettili di grosso calibro sparati da una o due coppie di killer a bordo di una o due motociclette, che poi in pochi attimi si sono ecclissati senza lasciare tracce. Secondo boatos provenienti dagli stessi ambienti di intelligence israeliani l’uccisione dell’importante ufficiale del Mossad va correlata all’attacco terroristico del 27 novembre a Teheran dove un folto commando di 12 killers ha portato a termine l’assassinio mirato del fisico nucleare iraniano Fakhrizadeh, responsabile del programma nucleare persiano. Probabilmente, anche una risposta indiretta a Yossi Cohen, comandante in capo di tutto il Mossad , che aveva definito l’Iran di oggi “una sorta di parco giochi” per le spie israeliane , che pertanto sarebbero in grado di dare vita a nuove “operazioni coperte” all’interno dei confini dell’Iran, sino a poco tempo fa valutati difficilmente infiltrabili. Considerato che, secondo l’esponente apicale del Mossad, oggi l’Iran vive in una situazione di caos civile e politico, piuttosto borderline.
Il primo rapporto diffuso dalla polizia di Tel Aviv ha, però, parlato di una banale omicidio a conclusione di una lite familiare. E per 48 ore, nessun media israeliano ha osato mutare la versione ufficiale, parlando apertamente dell’omicidio del numero due del Mossad , anche per non alimentare la tensione interna seguita all’assassinio dello scienziato iraniano a Teheran.
Infatti, l’atto criminale , ha aperto crepe nella classe dirigente israeliano e, pare , pure all’interno dello stesso Mossad. Cresce, così, nel Paese una ampia fascia di dissenso antigovernativo, che accusa Yossi Cohen, il capo del Mossad, di dare corpo a tutte le follie guerrafondaie di Netanyahu. Che ,però, con l’alzare continuamente la posta con discutibili operazioni terroristiche, rischiano , alla fine, di mettere in serio pericolo proprio la sicurezza interna di Israele.
Molti commentatori e leader civili israeliani, infatti, ritengono che “il leader della destra” abbia creato negli ultimi anni troppi punti di tensione potenzialmente a danno dei confini interni di Israele. Che rischiano con un effetto boomerang di sommarsi trasformandosi in una miscela esplosiva contro l’intera società israeliana: i nuovi insediamenti coloniali in Palestina (per giunta affidati a troppe “teste calde” di estremisti sionisti) a danno degli storici proprietari palestinesi; l’aggressività militare nei confronti degli abitanti dei territori di Gaza; le irragionevoli politiche discriminatorie nei confronti dei propri cittadini arabo-israeliani; ed in ultimo, ma non per ultimo, lo strabordare della presenza fisica, economica e criminale, di troppi associati a “Kosher nostra” (gli eredi di Mayer Lansky il socio di Lucky Luciano) e di omologhe organizzazioni criminali dell’ex URSS, sia a Tel Aviv che ad Haifa.Attività che hanno , oggettivamente contribuito, ad abbassare gli standard di sicurezza interna di Israele.
Insomma, si ragione in molti ambienti della classe dirigente ebraica a Tel Aviv, che con l’assassinio a Terhan del fisico Fakhrizadeh, stavolta il Mossad potrebbe aver compiuto un passo falso di troppo. C’è il rischio concreto che si sia aperta una opzione di interscambio terroristico , con obiettivi non militari. Una circostanza che per la sicurezza interna di Israele potrebbe rivelarsi devastante. Una cosa, si dice, è procedere all’omicidio mirato di un dirigente di Hamas, un’altra è assassinare a casa sua uno scienziato iraniano, peraltro alto funzionario pubblico di uno Stato sovrano con cui Israele non è in guerra. Con , in più, l’aggravante che l’Iran non è uno staterello come Gaza, ma una attrezzata potenza regionale, in grado di reagire, e che a tutt’oggi non ha mai perso una guerra. Così, se gli iraniani decidessero di reagire in modo omologo, dentro casa di Israele si teme si potrebbe cominciare a sparare in modo mirato a questo o quel scienziato ebreo, o alto funzionario pubblico, o alto ufficiale, e via di questo passo.
Perché, si ragiona, se Cohen fa il gradasso dichiarando che l’Iran vive una situazione borderline, anche la società Israeliana contemporanea sta vivendo una stagione magmatica al suo interno. Le regole e la diseducazione liberiste hanno logorato ed inquinato il tradizionale ordine e la straordinaria coesione che in passato aveva sempre distinto il popolo e la nazione israeliana. Il tutto aggravato negli ultimi vent’anni dagli effetti negativi della incontrollata immigrazione russa e di molti paese dell’est-Europa. Molto poca ebraica e per troppi versi anarchica e/o criminale.
Ma già venerdì sera la riservatezza imposta dal Mossad sulla morte di Hinavi è cominciata a sfuggire di mano. Anzitutto, nei social network . Dove sono stati pubblicati spezzoni di filmati del luogo dell’agguato mortale all’alto ufficiale del Mossad. Nel tam tam montante dei social si sono sommate le ricostruzioni della sparatoria (“gli aggressori si sarebbero avvicinati al veicolo dell’agente Hinavi mentre lui si era fermato a un rosso luce prima di scaricare due mitragliette e poi sparire” ) con l’eccessiva presenza sul luogo del delitto di troppi militari e funzionari del Mossad e di altre branche degli altri apparati di sicurezza israeliani. In quantità, persino, maggiore alla stessa polizia intervenuta sulla scena del crimine. Finché qualcuno ha identificato Hinavi, decretando così pubblicamente che il generale Cohen aveva perso il suo ottimo braccio destro.
Non a caso emergono indiscrezioni che preannunciano una stagione di divisioni e polemiche all’interno degli apparati di intelligence e delle forze armate israeliane. Dove da più parti si accusa la coppia Netanyahu-Cohen di aver agito contro l’Iran, in modo “troppo” semiufficiale, e senza seguire le regole proprie di quando si pianifica e si valuta i possibili contro-effetti di una “operazione coperta” come quella intrapresa a Teheran. Addirittura, pare, che il ministro della Guerra, “l’alleato”, Gantz, ha tenuto a mettere in chiaro già in sede di riunione di governo che rifiuta di assumere “militarmente” future possibili conseguenze dello “sconsiderato atto di Netanyhau” .
Insomma, nell’ultima settimana , dopo l’operazione in Iran, all’interno di Israele la tensione è sembrata crescere a dismisura . Tanto che da giovedì 3 dicembre, dopo l’omicidio Hinavi, si è trasformata in aperta e diffusa ansia. La stessa sera, infatti, è stato lanciato un’allerta generale che riguarda il reattore nucleare di Dimona nel Negev. Il governo di Tel Aviv oltre a rafforzare le misure di sicurezza in loco, ha messo sull’avviso i “vecchi e nuovi dipendenti” dell’impianto strategico dal “possibile pericolo” che ora li potrebbe attendere ad ogni angolo di strada, o addirittura pure quando sono all’interno delle loro case ..
Per i cittadini israeliani onesti, il governo della destra di Netanyahu sta diventando “too much”.
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