Siamo a 853mila domande (al 30 marzo 2019) per il Reddito di Cittadinanza. La “cartina tornasole” dell’Italia la cui geografia economica è cambiata . La regione con più poveri sembra essere la Lombardia, prima ancora di Campania e Sicilia. E’ la foto di una “realtà capovolta” se poi le altre due regioni più povere d’Italia sono il Piemonte ed il Lazio. Le ultime novità di legge.
E’ la Lombardia, la prima Regione d’Italia per numero di richieste per il Reddito di Cittadinanza. La veridicità di questo dato è stata confermata domenica 25 marzo da una dichiarazione di “soddisfazione” di Matteo Salvini, per l’opportuno operato del Governo giallo-verde. Questo, inedito, primato della Lombardia si basa su una maggioranza relativa di richiedenti che ha fatto emergere alcune caratteristiche : anagrafica (anzitutto) cioè di under 30, con lo status per lo più di single, e con una presenza significativa di giovani che (pur lavorando) hanno un salario mensile inferiore, appunto, ai 780 euro.
Più di due terzi delle domande di RdC risultano, perciò, concentrate in 5 regioni : 1)Lombardia, 2)Campania, 3) Sicilia, 4) Piemonte, 5) Lazio. E’ di 853mila il totale delle domande x richiesta di RdC, presentate in tutta Italia alla data del 30 marzo. In soli ventidue giorni. Ancora meno dei numeri paventati, ma tante lo stesso, che rappresentano la spia luminosa di un Paese la cui dislocazione delle realtà sociologiche ed economiche stanno sorprendentemente cambiando.
Ai numeri attualmente disponibili, la ricca Lombardia (quella che ufficialmente offre più disponibilità di posti di lavoro) risulta, invece, la regione d’Italia con il maggior numero di poveri (o con più giovani sfruttati ? ), in base ai requisiti scelti per la concessione del RdC. Al secondo posto si piazza la Campania (dove mancano all’appello sino al prossimo giugno 100mila domande di attuali ancora percettori del REI). Anche questa è una notizia inedita. Un mare di domande presentate, ma sono di meno di quanto si era previsto, considerato i dati occupazionali e sociologici delle province campane, saldamente in testa nazionalmente a tutte le classifiche degli indicatori di povertà e di disocupazione. Ma ad oggi il dato delle domande presentate è lontano dai numeri preventivati. Ed a sorpresa dietro le due maggiori regioni disastrate del Meridione, sono spuntate (come regioni povere !?) il ricco Piemonte ed il comunque mediamente benestante Lazio . Che significa ?
Significa che i numeri ci raccontano che – parallelamente all’aumento dei disoccupati – aumenta, in modo esagerato (pure al Nord), il fenomeno della “svalutazione del valore del lavoro” o la consistenza delle pensioni di chi ha lavorato una vita. Rendendo, di fatto, poveri pure quelli che lavorano (o hanno lavorato), pur titolari di un legittimo salario mensile (o di una pensione) . Ci racconta, altresì, che la parcellizzazione delle famiglie al Nord – il fenomeno dei giovani che vanno a viver da soli o a vanno a coabitare con dei coetanei – in base all’ISEE singolo, facilita la concessione del RdC . Mentre lo standard di aggregazione delle realtà familiari al Sud, penalizza i giovani disoccupati e quei poveri che a livello di ISEE scontano la convivenza con parenti di primo grado che guadagnano più di 9.360 euro all’anno. Ecco che le “rete di sicurezza familiare” a cui si aggrappano per sopravvivere i giovani e meno giovani meridionali, si sta rivelando una condizione di penalità ai fini della possibilità di ottenere l’RdC. E’ molto probabile che, ancora una volta, i Cinque Stelle si siano fatti fregare (ancora una volta) dalla Lega e dai suoi paletti antifurbetti (peraltro sponsorizzati con forza dal PD e dai media legati al sistema bancario), con il solito risultato razzista in voga da oltre 25 anni, per cui : più quote di risorse finanziarie di RdC andranno a Milano e Torino , e molto meno a Palermo e Napoli, Basilicata, Puglia e Calabria. Note regioni opulente. Complimenti !!!
Ultime notizie sulle modifiche al Decreto sul RdC
La senatrice Nunzia Catalfo, relatrice del provvedimento sul Reddito di Cittadinanza, che fin dalla scorsa legislatura aveva presentato una prima proposta di legge del M5S sul tema, ha illustrato giovedì 28 marzo le più recenti novità sull’RdC : «Il lavoro parlamentare ha permesso di perfezionare un testo che era già efficace. Gli emendamenti approvati, sia al Senato che alla Camera, mirano a facilitare ancor di più l’accesso al reddito e alla pensione di cittadinanza. Inoltre, vanno incontro ad alcune categorie che più di altre in questi anni hanno subìto la crisi e le politiche di austerity, come i pensionati, le persone diversamente abili e i cosiddetti working poor, ossia persone che pur lavorando guadagnano talmente poco da non potersi permettere una vita dignitosa».
Le modifiche introdotte al Senato
Nel dettaglio, nel corso dell’esame in Senato «è stata prevista la definizione di offerta congrua fatta a un percettore di reddito di cittadinanza, che dovrà prevedere una retribuzione di importo uguale o superiore al 10 per cento in più di 780 euro. È stato introdotto un tetto temporale di trentasei mesi entro il quale il datore di lavoro che licenzia un percettore di reddito di cittadinanza, che ha assunto e per il quale ha ricevuto il bonus, deve restituire l’incentivo. È stata data la possibilità di esonero contributivo anche in caso di assunzione di persone in contratto di apprendistato. È stata disposta, in caso di dimissioni volontarie, la perdita del beneficio solo e unicamente da parte del dimissionario e non da parte di tutto il nucleo familiare. È stata prevista una modifica delle sanzioni ai CAF in caso di trasmissione infedele delle pratiche. Si è introdotta la previsione secondo cui i datori di lavoro che non sono in regola con la legge n. 68 del 1999 sul collocamento dei disabili, che determina le quote obbligatorie dedicate ai disabili, non potranno godere dell’incentivo. Infine, è stato previsto che le competenze acquisite dai beneficiari del reddito di cittadinanza saranno registrate sulle piattaforme. Si tratta quindi di uno storico delle competenze acquisite dal beneficiario del reddito in precedenti esperienze lavorative o percorsi di formazione e istruzione, che andrà inserito nelle suddette piattaforme completandone il profilo».
Le modifiche introdotte alla Camera
Nel corso dell’esame alla Camera, ha detto Catalfo, è stato previsto che il reddito di cittadinanza assuma la denominazione di pensione di cittadinanza oltre che nel caso di nuclei familiari composti esclusivamente da uno o più componenti di età pari o superiore a sessantasette anni, anche nell’ipotesi in cui uno o più componenti del nucleo possiedano il suddetto requisito anagrafico e convivano esclusivamente con una o più persone in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza. La Camera ha altresì elevato i limiti massimi del valore del patrimonio mobiliare con riferimento ai nuclei in cui siano presenti soggetti in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza portando l’incremento da 5.000 a 7.500 euro per ogni componente in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza.
È stato introdotto, inoltre, uno specifico innalzamento del parametro della scala di equivalenza (fino a 2,2) per l’ipotesi in cui nel nucleo familiare siano presenti membri in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza. Nella nozione di stato di disoccupazione è stata introdotta la possibilità che rientrino anche i soggetti il cui reddito da lavoro dipendente o autonomo corrisponda a un’imposta lorda pari o inferiore alle detrazioni relative ai redditi da pensione o da lavoro. È stato previsto l’incremento di cento unità della dotazione organica degli ispettori della Guardia di finanza e un incremento di 65 unità del contingente di personale per la tutela del lavoro dell’Arma dei carabinieri. Sono state introdotte diverse altre modifiche che riguardano le assunzioni da parte di Regioni, Province autonome, agenzie ed enti regionali: per la precisione, un aumento della dotazione organica fino a 3.000 unità con decorrenza dal 2020 e fino a 4.600 unità a decorrere dal 2021 del personale dei centri per l’impiego. Le quote inoltre includono la stabilizzazione delle unità di personale reclutate mediante procedure concorsuali bandite per le assunzioni con contratto a tempo determinato. Le risorse finanziarie in favore di ANPAL Servizi SpA, inerenti sia alla selezione di soggetti e alla conseguente stipulazione di contratti di collaborazione per concorrere all’organizzazione dell’avvio del reddito di cittadinanza, sia alla gestione delle spese, sono state previste in 90 milioni di euro per l’anno 2019, 130 milioni di euro per l’anno 2020 e 50 milioni di euro per l’anno 2021. Si è precisato, infine, che la pensione di cittadinanza potrà essere ritirata alle Poste o in banca anche in contanti e non necessariamente essere caricata sulla carta del reddito.