SIAMO TUTTI FIGLI DI TROJAN ? Nell’Era dei telefonini e del navigare tutto il giorno sul Web la “privacy” è morta. Il problema non è che magistrati e poliziotti possano spiare in maniera così invasiva chiunque con un “trojan piazzato in uno smartphone privato” nel corso di una “indagine formale”. Ma che ormai “l’installazione di un trojan-spy” a danno di una persona qualsiasi può costare, privatamente, solo poche decine di euro o niente. Così il “captatore informatico” che ha inguaiato il giudice Luca Palamara nei giorni scorsi, dal 2013 ad oggi, potrebbe aver colpito anche voi. Per i motivi più vari: concorrenza in affari, rivalità politica, semplice invidia di un conoscente, curiosità morbosa di un vicino, folle gelosia di un partner per un sospetto di corna o una relazione finita male. Tutto ciò che avreste voluto sapere sui Trojan, ma non avete mai potuto chiedere.
Oggi tutto passa dai nostri cellulari. Dagli smartphone che sono diventati una dilatazione, un prolungamento, della nostra esistenza quotidiana. Quell’aggeggio
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